Drunkenrabbit | NON SIAMO FIORI
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NON SIAMO FIORI

 

Durante il lockdown del 2020, Drunkenrabbit ha coinvolto 53 donne provenienti da tutto il mondo. «Ho raccolto storie per quattro anni, cercato fili, conosciuto persone incredibili».

A ognuna di loro ha chiesto un video che narrasse, in 60 secondi, il tessuto che costituisce la loro esistenza, ciò che le ha rese chi sono. L’artista ha quindi intrecciato, attraverso il montaggio, tutti i video in un unico lungometraggio della durata di 60 minuti. Successivamente, ha chiesto ad ogni donna di identificarsi con un filo, un tessuto. Questi fili, che singolarmente rappresentano l’essenza che costituisce ogni donna coinvolta, sono stati utilizzati per realizzare un ricamo a mano su un grande foglio di carta, così che le trame di tutte le donne si incontrassero e si fondessero dando vita a un’unica e suggestiva opera d’arte. Un lavoro che ha richiesto 150 ore, 9000 minuti, per intrecciare tra loro 53 tessuti differenti.

 

 

NON SIAMO FIORI esalta la voce femminile di chi è madre del proprio tempo e della propria arte: «Non siamo oggetti fragili, non andiamo maneggiate con cura. Portiamo con noi il peso della storia e della vita», afferma l’artista. Il lungometraggio verrà proiettato presso ADI Design Museum, su due ledwall, tra i quali, sospesa e fluttuante nello spazio, sarà esposta l’opera sartoriale realizzata con i fili di tutte le donne: «È un grande cuore ricamato che incarna l’esperienza visiva e tangibile della collaborazione e della connessione», chiosa l’artista.

 

 

Parallelamente a questo lavoro, è stata creata la pagina Instagram NON SIAMO FIORI (instagram.com/nonsiamofiori), un vero e proprio catalogo che approfondisce le storie di ogni donna che ha partecipato al progetto, il loro vissuto e la ricerca del filo, immortalato dalla fotografa Zelda Ambra Pizzato. Questa pagina rappresenta una risorsa preziosa per chiunque desideri approfondire le storie delle partecipanti.

 

 

L’opera ricamata sarà donata alla Comunità Minori “Costanza F. Giancola” – Fondazione Malagutti, creata dalla madre di Costanza, Manuela Morini, eda Giovanni Malagutti. Costanza è una ragazza che ha partecipato al progetto, impegnata in attività filantropiche, e che oggi non è più con noi. La struttura accoglie minori di 18 anni in stato di abbandono, vittime di abusi, maltrattati, in stato di necessità, con patologie o temporaneamente privi di riferimenti genitoriali. Accoglie anche madri minorenni e i loro bambini. La comunità si occuperà della vendita dell’opera e terrà l’intero ricavato per sostenere le proprie attività.